Abbondanza di vita

La cultura contemporanea individua la “pienezza di vita” in
tutte le cose che “a prima vista” soddisfano la propria vita.
L’interpretazione cristiana, invece, dà un senso alla pienezza
della propria vita solo se essa si pone alla sequela di Cristo
.

Perciò Gesù di nuovo disse loro: “In verità, in verità, vi dico, io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta, se uno entra per essa, sarà salvato, entrerà e uscirà e troverà pastura. Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere, io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

(Giovanni 10, 7-10)

Con la locuzione “egò eim” (ovvero: io sono, fuori di me nessuno, io sono l’unico …) e i detti che ne conseguono ,siamo di fronte a una formulazione, voluta dall’Evangelista Giovanni, anche se  già contenuta in più versi del Vecchio Testamento ,dal grande significato teologico. Con i versi da 7 a 10 appena letti, Gesù attesta la Sua legittimità ad essere l’unico “pastore” per le pecore. Poichè il “pastore” entra per la porta , i ladri e i predoni sono definitivamente smascherati perché entrano da tutt’altra parte.

Tuttavia intendiamo soffermarci sulla seconda parte del verso 10: «… io sono venuto perché abbiano
la vita e l’abbiano in abbondanza». Già la prima parte di questo verso: “il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere…”, attesta inequivocabilmente la rovina a causa del ladro, la sicura morte, la perdita della intera vita. Viceversa Gesù, il buon pastore, assicura la vita al suo più alto livello, la vita eterna. Ma lo stesso Gesù, a ben intendere, non relega la pienezza della vita a dopo la morte, al post mortem: già la vita presente, grazie all’azione del “buon pastore” ha in sé i prodromi della vita escatologica, l’apertura alla sfera della vita eterna in Dio.

Oggi la cultura contemporanea, quella parte di essa che non intende fare riferimento alla fede in
Dio, affronta l’argomento della “abbondanza di vita” esprimendola con il concetto, molto più pragmatico, di “pienezza di vita”. Questo concetto, profondamente legato all’esistenza umana, secondo la cultura contemporanea prevalente, non deve essere necessariamente collegato alla fede in Dio, nel nostro contesto all’azione di Gesù quale “pastore” della nostra vita.

Piuttosto la “pienezza umana” vive di una alternativa al divino, essa va interamente collocata nella costante ricerca delle sue fonti, fonti che spesso negano l’esistenza di Dio. Questo perché la maggioranza degli esseri umani, almeno in Occidente, ha smesso di cercare Dio, tutti cercano la pienezza del loro essere nell’esperienza della propria umanità e solo in essa.

Inutile dire che siamo posti di fronte a due interpretazioni della “pienezza della vita”, completamente differenti: quella della cultura contemporanea prevalente che vuole individuare tale “pienezza” in tutte le cose che “a prima vista” fanno bene e soddisfano la propria esistenza. Viceversa, l’interpretazione cristiana dà un senso alla pienezza della propria vita, solo se essa si pone alla sequela di Cristo e al servizio del Regno di Dio che inevitabilmente orienta soprattutto verso gli altri che sono nel bisogno, agli ultimi.

Lo stesso filosofo canadese Charles Taylor, ha correttamente affermato che «la fede cristiana può essere vista come una chiamata a un decentramento (allontanamento) radicale da se stessi, in relazione a Dio». Il cristiano conferma la propria prospettiva sulla pienezza della vita potendo affermare: «Tu cerchi la pienezza nella tua umanità, noi cristiani chiamiamo la pienezza perfetta, ossia Dio, e inoltre crediamo che solo Lui si nasconda nella tua continua ricerca di pienezza».

Il verso 10 del cap. 10 del Vangelo di Giovanni, nel conflitto delle interpretazioni contemporanee, chiama i credenti ad avere una dimensione in più, una esperienza del più nella propria vita, esperienza che consente di realizzare una “pienezza della pienezza”. A tutti coloro che sono alla ricerca della pienezza della propria esistenza al di là della fede, al di là di Dio stesso, la fede cristiana propone una interpretazione che “va oltre”, ovvero capace di operare una critica costante delle forme sbagliate di ricerca, assicurando, comunque, che Dio, il Padre di tutti, è sempre all’opera in coloro che,
con buoni fini, cercano per sperimentare e interpretare per dare un senso alla propria esistenza.

PREGHIERA
Donaci, Signore,
per la Tua misericordia,
una vita piena,
una vita che sappia guardare
ciò di cui si ha realmente bisogno,
che sappia liberarsi dal superfluo,
che sappia orientarsi
in un mondo sempre più smarrito
e impoverito di valori.
Dacci di amare solo le cose
che Tu comandi.
Nel nome di Cristo. Amen.

La meditazione biblica del pastore
Giuseppe Verrillo è andata in onda
domenica 18 settembre 2022 durante il «Culto
evangelico», trasmissione di Radiouno
a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia